
Emozioni e DSA
di Letizia Moretti –
Il rapporto tra DSA ed emozioni è tanto affascinante quanto ambiguo e la questione della relazione tra i due ambiti è ancora aperta: una causalità multipla, o circolare sfugge ad una descrizione rigorosa a causa della grande quantità di variabili che si intrecciano, ma resta empiricamente dimostrato che questa comorbilità attiva spesso reazioni psicologiche che possono ulteriormente accentuare il disturbo stesso, interferire con il trattamento educativo, ostacolare la qualità degli interventi e rappresentare un fattore di rischio psicopatologico.
I ragazzi con DSA mostrano una grande sofferenza psicologica legata a esperienze frustranti e sensazioni di inadeguatezza; tali vissuti possono incidere pesantemente sull’autostima e la motivazione ad apprendere. Proviamo ad immaginare il clima scolastico e familiare che si viene a creare intorno ad un bambino che, al suo ingresso nella scuola primaria, sperimenta una serie di fallimenti senza un apparente motivo: le aspettative che i genitori ripongono in lui ed in ciò che il successo scolastico rappresenta vengono disattese, le insegnanti lanciano messaggi allarmanti e sconfortanti; ben presto ci si rende conto che le difficoltà incontrate si allargano a macchia d’olio ed investono i più diversi ambiti della vita del bambino e della sua famiglia. Le difficoltà scolastiche divengono il tema principale intorno a cui ruotano i pensieri e i discorsi delle più importanti figure di riferimento del bambino. In questa situazione possono attivarsi scambi disfunzionali in cui l’attivazione di cicli viziosi rende più difficile capire la natura del deficit specifico.
Un bambino che entra in questo meccanismo viene spesso descritto come:
- svogliato,
- pigro,
- lento,
- inaffidabile
…i risultati scolastici confermano l’opinione che gli insegnanti hanno di lui: è un serpente che si morde la coda.
È evidente, dunque, l’importanza che la scuola riveste nello stabilire un corretto approccio con la problematica e, soprattutto, è evidente il ruolo fondamentale che devono avere le insegnanti nel riconoscere, precocemente e tempestivamente, tutti i segnali di una possibile difficoltà, allertare la famiglia e costruire insieme una rete di contenimento che abbraccia il bambino con difficoltà, lo sostiene e lo accompagna lungo un percorso di crescita personale e didattico. La scuola dell’infanzia ed i primi anni della scuola primaria rappresentano il luogo principale ed il terreno più fecondo in cui fare prevenzione ma è altrettanto fondamentale il sostegno e l’intervento operativo di specialisti esperti e competenti che rappresenta l’anello di congiunzione tra due mondi costantemente in comunicazione tra loro ma non sempre sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda.
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