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Mercoledì, 17 Febbraio 2010 22:30

Violenza telematica: il Cyberbullismo, tipologie ed interventi

Scritto da Equipe
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Il “Cyberbullismo” è costituito da tutte le azioni aggressive effettuate attraverso i nuovi strumenti di comunicazione (cellulare, chat…) da una persona singola o da un gruppo che hanno l’obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi. Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori europei, circa il 10% degli adolescenti tra i 12 e i 14 anni ne è vittima.

 

Esistono diverse tipologie:

  • Il Flaming è costituito da messaggi elettronici violenti e volgari atti a suscitare “battaglie verbali online” tra due ragazzi, i quali sono entrambi in posizione up e lottano per l’affermazione del potere (escalation simmetrica).
  • L’Harassment consiste nell’invio ripetuto di messaggi offensivi, scortesi e insultanti attraverso e-mail, sms, mms, telefonate mute o sgradite. Esso è caratterizzato da persistenza (il comportamento è reiterato nel tempo) e da asimmetria di potere, la vittima è sempre in posizione down cioè subisce passivamente e il cyber-bullo sempre in posizione up.

Il Cyberstalking consiste nell’invio ripetuto di sms contenenti minacce o fortemente intimidatori e la vittima comincia a temere per la propria sicurezza fisica (cyber-persecuzione). È presente, spesso, nei rapporti conflittuali fra coetanei o nel caso di rapporti sentimentali interrotti.

  • La Denigration consiste nel danneggiare la reputazione o le amicizie di un coetaneo diffondendo online pettegolezzi e/o altro materiale offensivo. I cyberbulli possono pubblicare su internet delle foto ritoccate per ridicolizzare la vittima o renderla protagonista di scene sessualmente esplicite attraverso fotomontaggi.
  • L’Impersonation consiste nel violare l’account di una persona sostituendosi a lei per danneggiarla, crearle problemi o pericoli; la sua durata è circoscritta nel tempo nel senso che finisce quando la vittima scopre la violazione dell’account.
  • L’Outing consiste nel salvare le confidenze spontanee di un coetaneo (sms, chat) o immagini riservate ed intime e nel pubblicarle su un blog o diffonderle attraverso e-mail.
  • Il Trickery consiste nel sollecitare con l’inganno un coetaneo a condividere online segreti o informazioni imbarazzanti su se stesso o un’altra persona per poi diffonderli ad altri utenti della rete o minacciando di farlo qualora non soddisfa le sue richieste.
  • L’Exclusion, che dagli studenti viene indicata con il termine bannare, consiste nell’escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo online (liste di amici), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.
  • L’Happy Slaping si ha quando un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano un coetaneo mentre gli altri riprendono con il video telefonino e le immagini poi vengono pubblicate su internet e visualizzate da altri utenti che non hanno partecipato al fatto direttamente ma che possono condividerlo online.

Quando si parla di cyberbullo non si intende solo la persona che nella vita reale è bullo, prepotente e aggressivo, ma può diventarlo anche chi è vittima o ha un basso potere sociale, questo perché la vittima subendo prevaricazioni nella vita reale, almeno online riesce ad intimidire e dominare un’altra persona, cercando di scaricare sulla nuova vittima tutto ciò che subisce e sopporta nella vita quotidiana. La vittima riesce a diventare cyberbullo perché online si sente protetta dall’anonimato (nessuno può scoprirla), da una percezione d’invisibilità (nessuno può vederla) e dall’alta disinibizione ( è in grado di fare online ciò che non farebbe mai nella vita reale).
Le loro comunicazione online possono diventare particolarmente aggressive, avvenire 24 ore su 24 ed essere diffuse in tutto il mondo.

Oltre a queste prerogative il rapporto tra cyberbullo e vittima è caratterizzato: da un’insufficiente consapevolezza sugli effetti delle proprie azioni, infatti, nella loro relazione mancano i feedback tangibili grazie ai quali il cyberbullo si rende conto che la vittima sta soffrendo, quindi il “prepotente” non avendo di fronte la persona oggetto di prevaricazioni non si rende conto della sofferenza che gli sta causando; e dalla depersonalizzazione spesso il cyberbullo attribuisce le conseguenze delle proprie azioni all’avatar creato. Tutto ciò che caratterizza questo rapporto, difficilmente permette alla vittima di sottrarsi alle molestie.

Come intervenire?
Con i ragazzi “cyberbullizzati” si può intervenire fornendogli una serie di consigli per aiutarli a proteggersi da queste molestie che consistono nel non rispondere a e-mail o sms molesti ed offensivi, a chi lo offende in chat, a chi lo insulta e lo prende in giro, di non fornire mai i suoi dati personali, di cambiare il numero del cellulare e di darlo a pochissime persone, di parlarne subito con un adulto e nel caso di minacce fisiche o sessuali di contattare le forze dell’ordine.
Dal canto loro anche i genitori, per evitare che i figli diventino vittime o cyber bulli, possono intervenire tenendo il computer in una stanza della casa frequentata da tutti, monitorando con regolarità le attività online del figlio, esaminando i suoi profili e i messaggi che lascia sui siti, insegnandogli come deve comportarsi una volta che è in rete e, in più, i genitori dovrebbero stare in guardia sui comportamenti messi in atto dai propri figli che sembrano nascondere qualcosa come ad esempio il passaggio rapido da una schermata all’altra quando il genitore si avvicina al computer.
In caso di cyberbullismo anche i docenti devono educare i ragazzi ad un uso più consapevole di internet per evitare che si trovino in situazioni spiacevoli. Innanzitutto i professori devono svolgere un’indagine conoscitiva su questo fenomeno per vedere quanti alunni lo conoscono, solo avendo questo dato possono intervenire istituendo, magari, un Comitato per la Sicurezza composto da psicologi e docenti esperti nell’uso del computer e delle nuove tecnologie, e inserendo in questo Comitato degli studenti anche essi esperti nell’uso di computer.
Inoltre, i docenti devono informare i ragazzi che quando utilizzano i computer della scuola, essi potrebbero controllare il loro operato online, il materiale scaricato e le cartelle contenute sul computer, e, in più, devono vietare agli studenti di utilizzare fotocamere, videocamere o registratori vocali senza il consenso degli altri ragazzi ripresi spiegandogli che violando la privacy di questi ragazzi sono perseguibili penalmente. In sostanza i docenti dovrebbero diffondere la cultura della legalità prevedendo delle sanzioni per chi viola il diritto alla protezione dei dati personali all’interno della scuola .
Questi interventi possono contribuire alla diminuzione di questo fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio e che potrebbe rivelarsi più pericoloso del bullismo perché può perpetrasi ventiquattro ore su ventiquattro e la vittima non si sente mai lasciata in pace neanche quando è a casa.

Letto 4983 volte Aggiornato: Giovedì, 30 Giugno 2016 13:08
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