di Davide Crivellaro
L'UOMO RAZIONALE
La teoria economica classica dipingeva l'uomo come un essere totalmente razionale, capace di destreggiarsi alla perfezione in un mondo fatto di incertezze e complessità, capace di prendere decisioni corrette e che ottimizzassero le sue utilità. Modalità di pensiero logiche, caratterizzate da una precisa conoscenza delle informazioni ambientali e delle alternative, delle proprie azioni e delle cause e conseguenze delle proprie azioni. L'uomo così descritto corrispondeva alla figura dell'homo Oeconomicus: un perfetto calcolatore, in grado di prendere sempre la decisione corretta senza lasciarsi influenzare da elementi esterni o dalla propria emotività.
L'UOMO IRRAZIONALE
L'homo Oeconomicus popola realmente il nostro pianeta? Secondo più recenti teorie psicologiche, questa forma di vita non è mai esistita. Si diffonde piuttosto l'idea che la ragione umana sia limitata e che sia influenzata da elementi di carattere psicologico, i quali distorcono la capacità dell'uomo di prendere decisioni. Le teorie classiche vengono lentamente spodestate, per lasciar spazio all'economia comportamentale, che vede i suoi esponenti di maggior rilievo in Daniel Kahneman e Amos Tversky (Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk, 1979). Secondo i due studiosi, il nostro pensiero può imboccare due diverse strade, che possono portare allo stesso risultato, ma in modo sostanzialmente diverso. La strada più nuova, quella considerata anche dagli economisti classici, è frutto dell'evoluzione, è complessa e fatta di ragionamenti logici, ma allo stesso tempo risulta più lenta. La strada più antica, la più primitiva, è quella agile, che fa uso di scorciatoie per orientarsi in un mare di alternative e di informazioni contraddittorie, scorciatoie che però possono portare l'uomo a sbagliare e a incorrere in quegli errori sistematici (bias) che caratterizzano il reale comportamento dell'uomo all'interno della complessità. L'uomo che abita il nostro mondo è per lo più irrazionale.
IL NUDGING
L'economia comportamentale trova la sua più concreta applicazione nel Nudging (in italiano: spingere gentilmente) che fa uso delle stesse scorciatoie di pensiero che portano l'individuo a scegliere percorsi poco funzionali per il benessere proprio o di chi lo circonda, per "accompagnarlo", al contrario, nella scelta di alternative più salutari. Un nudge, termine coniato da Richard Thaier e Cass Sunstein (Nudge, 2008) è una strategia che sfrutta la nostra irrazionalità per aiutarci a prendere decisioni migliori, per noi stessi e per la società. Il Nudging riguarda tutte quelle decisioni che ci troviamo davanti ogni giorno, da quelle più banali, come può essere la scleta di un cibo "spazzatura" a discapito di un prodotto più salutare, a decisioni più complesse, come quelle che riguardano il sottoporre o meno i nostri figli alle vaccinazioni antinfluenzali.
UN ESEMPIO
Un nudge molto semplice da comprendere riguarda quello adottato nella lotta all'obesità, e si basa sul presupposto che spesso, quando ci troviamo in un bar o in un ristorante, non scegliamo sempre il piatto che più ci piace o che pensiamo sia più salutare, ma optiamo per i piatti che si trovano all'estremità del menù (inizio e fine). Questi meccanismi prendono il nome di effetto Primacy ed effetto Recensy e sono il frutto della capacità limitata della nostra memoria. Il primo ci porta a ricordare meglio ciò che abbiamo letto o sentito per primo, il secondo ci porta a ricordare più facilmente ciò che invece abbiamo letto o sentito per ultimo. L'intervento di nudging, in questi caso, sfrutta proprio queste nostre "debolezze" per "accompagnarci" verso una decisione migliore. Come? Basta cambiare la disposizione del menù e porre cibi più salutari all'inizio e alla fine dello stesso, l'effetto Primacy e l'effetto Recensy giocheranno a nostro favore accompagnandoci verso l'ordinazione del piatto più salutare.
CONTESTO
Per orientarci in una realtà così complessa, in cui l'individuo è posto di fronte a una miriade di decisioni, senza il tempo, la razionalità e la conoscenza sufficienti per affrontarle al meglio, il Nudging frutto e sfruttatore delle nostre "mancanze" si rivela una pratica geniale e allo stesso tempo semplice da mettere in atto. I campi di applicazione spaziano in ogni sfera del personale e del sociale: la lotta all'obesità appena affrontata, le vaccinazioni, gli sprechi alimentari, la donazione di organi, l'inquinamento ambientale, la dipendenza digitale e molto altro. Il nudging, se usato con prudenza e per nobili scopi, non può che portare giovamento ad ogni sfera della nostra vita.