Avete già visto il nuovo video di Moby "Are you lost in the world like me?"
Paura e sgomento in una dimensione popolata da uomini che, come zombie, condividono spazi ma non interagiscono, non si scambiano sguardi, non si parlano. La percezione è di totale irrealtà. Succedono cose, anche terribili, in questa dimensione: violenze fisiche e psichiche, dirette all’altro o a sé. Il tutto in bianco e nero.
Ma è proprio così: la realtà come appare dietro lo schermo dello smartphone, o del pc, ci appare in bianco e nero, cioè svuotata di ogni dimensione emotiva e simbolica. Gli altri sono oggetti, comparse, privi di spessore, tanto che ci permettiamo di dire e fare di loro qualsiasi cosa. L’altro, dietro lo schermo, diventa oggetto di consumo: posso usarlo per guadagnare “like”, per insultarlo, per farmi bello, per sentirmi migliore svilendo lui. Il prezzo non conta.
Siamo tutti "ex" di qualcosa: un amore, un lavoro, un frammento della nostra identità. Proviamo a rivivere un momento della nostra storia in cui siamo stati costretti, da noi, dall'altro o dalla vita, a fare a meno di qualcosa che ci appariva come fondamentale, essenziale per il nostro equilibrio, tassello importante di quel puzzle che è il senso dato alla nostra esistenza.