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Pubblicato in Dipendenze patologiche

Dipendenza da internet: solitarie connessioni che sconnettono dalla vita In evidenza

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08 Nov 16

Avete già visto il nuovo video di Moby "Are you lost in the world like me?"

Paura e sgomento in una dimensione popolata da uomini che, come zombie, condividono spazi ma non interagiscono, non si scambiano sguardi, non si parlano. La percezione è di totale irrealtà. Succedono cose, anche terribili, in questa dimensione: violenze fisiche e psichiche, dirette all’altro o a sé. Il tutto in bianco e nero.

Ma è proprio così: la realtà come appare dietro lo schermo dello smartphone, o del pc, ci appare in bianco e nero, cioè svuotata di ogni dimensione emotiva e simbolica. Gli altri sono oggetti, comparse, privi di spessore, tanto che ci permettiamo di dire e fare di loro qualsiasi cosa. L’altro, dietro lo schermo, diventa oggetto di consumo: posso usarlo per guadagnare “like”, per insultarlo, per farmi bello, per sentirmi migliore svilendo lui. Il prezzo non conta.

Cos’è questo effetto anestesia?

E soprattutto perché non riusciamo a farne a meno?

La dipendenza da internet funziona come la dipendenza da sostanze. La droga è utilizzata come oggetto per riempire il vuoto che fa parte di noi, una sorta di auto-medicamento, un rifugio. Il godimento del drogato è un godimento potremmo definire “autistico” nel senso che è chiuso in se stesso, è un godimento solitario che rifiuta il limite, e rifiuta soprattutto l’incontro con l’altro.

Ecco cosa hanno in comune le due dipendenze. Anche nella dipendenza da internet abbiamo a che fare con un godimento autistico, solitario, fuori legame. L’altro, “l’amico” (pensate ai social network) non ha peso.

Facebook è una forma di legame sociale basato sull’uso e consumo di “relazioni”. Desideriamo quel contatto (magari con qualcuno che incontrando per strada neppure saluteremmo..), allora parte la richiesta di accettare la nostra amicizia; iniziano così una serie di scambi, “condivido”, “mi piace” etc.. Qualora non desideriamo più quella persona ci basterà cliccare su “elimina contatto”. Non vi è in gioco nulla di personale. Ci sei, non ci sei più. Nessuna responsabilità.

Anche la paura del rifiuto dell’altro, giocata fuori dalla realtà, è più leggera. So che ora tra i teenagers ora ci si “corteggia” così: ti invio un messaggio su fb.. se rispondi bene, se no.. pace! L’incontro con l’altro reale è così evitato. Io scelgo solo la parte di soddisfazione che mi spetta, e non mi assumo il rischio del dolore che l’incontro con l’altro presuppone. Ed evito l’incontro con il limite che la sua presenza impone. Quando tu sei con me, io non posso fare tutto, dire tutto...

Letto 3398 volte Aggiornato: Mercoledì, 13 Febbraio 2019 21:16

Blog a cura di:

Laura Falzone

Psicologa, psicoterapeuta

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