In queste ultime ore stiamo vivendo un'escalation di preoccupazione dovuta alla diffusione del Coronavirus, in particolare in Lombardia e nel Veneto.
Ognuno di noi è protagonista di un tam tam tramite chat, social e media che ci porta ad un senso di preoccupazione ed insicurezza. Oltretutto siamo di fronte ad un virus di cui poco conosciamo, riceviamo comunicazioni di misure restrittive preventive, come la chiusura delle scuole e dei luoghi di aggregazione, che ci portano a sperimentare una condizione di allarme di cui non abbiamo mai avuto esperienza. Tutto questo ci porta nella condizione di provare paura, e la paura, si sa, talvolta ci rende irrazionali.
Cosa possiamo fare?
Attenerci alle notizie ufficiali e di persone che hanno una competenza scientifica e adeguarci alle indicazioni di prevenzione che ci arrivano dalle fonti sanitarie.
Per i genitori la raccomandazione è di parlare ai bambini di quello che sta succedendo, con chiarezza e senza allarmismi. Ascoltare notizie che magari non capiscono fino in fondo li porta ad angosciarsi, a questo si aggiunge lo sconvolgimento delle abitudini quotidiane, come la sospensione della scuola e di tutte le attività aggregative.
Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, ha scritto un testo molto chiaro rivolto proprio a loro, possiamo leggerlo insieme e commentarlo. Inoltre, nelle giornate a casa cerchiamo di aiutarli ad avere un'organizzazione del loro tempo. Di colpo si troveranno a vivere giornate particolarmente vuote dai mille impegni a cui sono solitamente abituati (niente scuola, attività sportive e ricreative, catechismo, ecc), anche questa alterazione della routine conferma le paure che qualcosa di molto grave stia succedendo.
Siamo di fronte ad una situazione che genera in tutti noi molta incertezza, ma non dimentichiamo che siamo parte di una società che se ne sta prendendo carico con competenza. Ognuno di noi può fare la propria parte, seguento con responsabilità le indicazioni che riceviamo dalle autorità, per poter uscire da questa situazione di emergenza al meglio.
Oltre 1500 feriti, tre dei quali in condizioni gravi. Sono questi i tragici numeri di quanto è successo a Torino nella serata della finale di Champions League tra Juve e Real Madrid, vista attraverso il maxischermo allestito per l'occasione nella centralissima Piazza San Carlo. Migliaia di giovanissimi e meno giovani che in breve tempo, dall'euforia per un evento sportivo, si sono ritrovati stesi per terra, insanguinati e calpestati da una folla di migliaia di tifosi spaventati, che correvano in qualsiasi direzione pur di fuggire da quello che l'immaginario collettivo ha trasformato in attentato terroristico ma che di terrorismo, per fortuna, aveva ben poco.
Buongiorno,
ho 31 anni e il mio problema è che essenzialmente da sempre ho avuto paura nel relazionarmi con le altre persone.
Fin da quando ero piccolissimo ricordo di essere stato affetto da un'insicurezza esagerata, dalla paura di essere respinto dagli altri. Le esperienze di vita non mi hanno aiutato in questo: da ragazzo sono stato vittima di bullismo, spesso deriso e umiliato.
Ho sperato che le cose cambiassero con il tempo, pensavo che avrei conosciuto altre persone e frequentato altri ambienti nei quali mi sarei trovato meglio, ma così non è stato. Anzi questa insicurezza è andata aumentando e mi ha impedito di fatto di crearmi delle amicizie e di avere rapporti con l'atro sesso. Oggi posso dire di non avere amici, in effetti non ho mai avuto una relazione con una donna e questo mi fa sentire una persona incompiuta. Ho ricevuto molti rifiuti, che ho giustificato per anni pensando che "non fossero le persone giuste per me", che non fossero in grado di capirmi; ma oggi so che il problema sono io. Anche recentemente ho conosciuto una persona che sembrava simile a me per interessi ed inclinazioni, con la quale mi trovavo benissimo e pensavo potesse esserci la possibilità almeno di un rapporto di amicizia; lei stessa aveva mostrato di apprezzare le nostre affinità. Ho cercato con molta prudenza di avviare un rapporto, ma poi di fronte a una sua sopravvenuta freddezza che mi ha lasciato ferito ho deciso di non cercarla più, per non rischiare di rendermi ridicolo o addirittura oppressivo, ed anche per non soffrire ulteriormente. Sembra che io venga sempre visto come una persona estremamente ombrosa e "strana", molte persone sono diffidenti verso di me e così io sono entrato in un circolo vizioso per il quale finisco per isolarmi in ogni ambiente in cui sto, all'università ed al lavoro per esempio. Ho molta vergogna a parlare di me, tanto da vergognarmi persino in questo momento, ed è difficile perciò per me iniziare una terapia.
A 31 anni si è ancora giovani, credo, ma io invece mi sento spesso stanco, vecchio e solo, nonostante faccia parte di una famiglia numerosa non posso fare a meno di pensare ad un futuro di estrema solitudine, anche perchè la mia famiglia a volte mi appare come una gabbia dalla quale fuggire, non essendo affiancata da una vita sociale. Non so proprio che fare, tutto ciò influisce tra l'altro negativamente anche sulla mia capacità di concentrazione e credo mi porti a svolgere il mio lavoro attuale con una qualità molto al di sotto delle mie possibilità. Oltre tutto, ho un lavoro precario.
Grazie per i vostri suggerimenti, cordiali saluti. (Roberto)