Nell'articolo vengono illustrate le diverse caratteristiche della psicoterapia di gruppo.
di Chiara Gherardo
Una delle modalità di intervento a disposizione di chi senta il bisogno di un aiuto psicologico è la Psicoterapia di Gruppo, che chiaramente si può intraprendere in modo esclusivo, ma anche parallelamente (in questo caso si parla di psicoterapia bimodale) o successivamente ad un percorso terapeutico individuale.
Si tratta di un metodo psicoterapico in cui più individui insieme, grazie alla guida esperta di uno o più terapeuti, beneficiano delle capacità curative e dei meccanismi trasformativi che il gruppo possiede.
Esistono diversi tipi di terapia di gruppo e molteplici ambiti di applicazione, che si differenziano per alcune caratteristiche: la frequenza, che può essere settimanale, quindicinale o mensile; la metodologia psicologica, ad esempio modello psicodinamico, sistemico-relazionale, cognitivo-comportamentale, psicodramma, di analisi transazionale ecc... oppure modelli integrati che uniscono tecniche e strumenti diversi; la tipologia di gruppo: aperto o chiuso o semi-aperto, chiunque cioè può entrare in ogni istante del processo di gruppo oppure una volta formato il gruppo non si può più accedere; e infine tematico o non tematico, ad esempio gruppi di gestione dello stress, dell’ansia, degli attacchi di panico o per il controllo della rabbia, gruppi per malati terminali, training di assertività, parent training per genitori di bambini in difficoltà oppure gruppi eterogenei per chiunque voglia elaborare la propria problematica.
Ad ogni modo, ci sono alcuni elementi piuttosto comuni ad ogni tipo di terapia di gruppo.
Intanto, la maggior parte dei terapeuti prevede uno o più incontri individuali coi partecipanti. Questa fase, oltre a valutare se il setting gruppale sia adatto al paziente, consente al terapeuta di preparare i partecipanti a vivere l’esperienza di gruppo, per esempio informandoli su alcune regole di base, come l'obbligo di mantenere la più assoluta riservatezza su quanto viene raccontato e la necessità di non esprimere giudizi o l’importanza del rispetto degli orari e dei turni di parola. Un’altra regola spesso condivisa è quella della non frequentazione dei partecipanti al di fuori del gruppo. Una buona preparazione di partecipanti consente soprattutto di prevenire eventuali abbandoni nel corso della terapia.
Il terapeuta valuta in maniera attenta l’inserimento di una persona nel gruppo, esistono infatti sintomatologie cliniche che sono controindicate per la terapia di gruppo o che necessitano prima di un periodo di trattamento individuale preliminare all’inserimento nel gruppo. Esiste una ricca bibliografia relativa alle controindicazioni alla terapia di gruppo, ci limitiamo ad accennare al fatto che tutte le situazioni cliniche che impediscono una condivisione di un pensiero gruppale sono controindicate come pure le situazioni che destabilizzano in qualche modo le dinamiche gruppali. In particolare alcuni disturbi di personalità, come quello antisociale e quello paranoide, non sono indicati per la terapia di gruppo, come pure la presenza di un grave rischio suicidario.
Una volta formato il gruppo, i partecipanti condividono le proprie difficoltà, aiutati dal fatto di trovarsi in un contesto protetto e accogliente. Nel corso delle sedute i partecipanti si sentono rassicurati dallo scoprire che i propri vissuti ed i propri sintomi possono essere comuni e che comunque anche altre persone hanno dovuto affrontare delle situazioni difficili, sperimentando così l’immedesimazione nell’altro e nelle sue problematiche.
Da questa esperienza scaturisce quindi più facilmente la speranza di “potercela fare” e la motivazione a proseguire si rinsalda.
Attraverso l’ascolto e la partecipazione delle esperienze degli altri e con la guida del terapeuta, ciascun membro del gruppo scopre poi la possibilità di essere di sostegno e d’aiuto, fornendo consigli o esperienze, percependosi quindi come “competenti” e non più solo come bisognosi. Questo scambio di feedback e risposte con il gruppo e il terapeuta fa sì che ognuno acquisisca la consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche, che è il punto di partenza per il successivo cambiamento.
Nel corso della terapia ogni partecipante è quindi portato a riflettere sul proprio stile di comportamento con gli altri, verificando se sia funzionale, oppure se sarà opportuno modificarlo sperimentando all’interno del gruppo modalità di relazione più adeguate.
Chiaramente le dinamiche che emergono nel gruppo sono le stesse che ogni individuo è solito vivere nella sua storia personale e nei suoi rapporti interpersonali: il contesto terapeutico consente però di “mettere in scena” le relazioni, i valori, il sistema di comunicazione, le modalità con cui si coopera o si entra in conflitto, così che con la presenza esperta del terapeuta, grazie alla dinamica del gruppo, possono essere riconsiderati e modificati per raggiungere un maggior benessere e la risoluzione del “problema”.
La durata della terapia di gruppo varia a seconda dell’impostazione teorica e degli obiettivi che il gruppo si prefigge.
I gruppi, infatti, possono essere a tempo determinato o indeterminato a seconda che nel contratto iniziale sia definito o meno un tempo di durata del gruppo oppure se questo non è specificato.