di Simona Morganti
La storia dei signori Rose in La Guerra dei Roses, fortunato film di un po’ di anni fa, rispecchia in effetti tutte le tappe di un rapporto che siamo abituati a considerare tipico dell’amore con la A maiuscola: il colpo di fulmine, il matrimonio, il confronto con la realtà e le iniziali difficoltà, le prime affermazioni professionali. Poi, improvvisamente (o quasi) qualcosa si guasta.
Cade quel velo che simulava la favola dei perfetti innamorati, vengono alla luce tutte le tensioni e l’amore lascia il passo ad un sentimento che sembra molto simile all’odio. Ma è possibile che ciò accada?
Certamente la separazione è un evento difficile nella vita delle persone, l’esperienza di morte in vita, in una calzante definizione dello psicoanalista Igor Caruso (La separazione degli amanti, Einaudi, 1988). La decisione di separarsi avviene attraverso un percorso lento e doloroso per entrambi i componenti della coppia e spesso non ci si arriva nello stesso momento; elaborare il lutto di una separazione è un processo complesso.
Un film più recente, La comune, evidenzia proprio quanto sia illusorio pensare di separarsi passando, senza soluzione di continuità e senza scossoni, dall’essere partner all’essere amici. Nel film, la lei di una coppia libera e democratica viene lasciata per un’altra donna più giovane; quando, per rimanere coerente coi propri principi, si imporrà la non belligeranza e la tranquillità di vivere in una grande casa comune, nella stanza attigua a quella dell’ ex marito e della nuova compagna, impazzirà di dolore.
E allora quali separazioni possibili? Sicuramente la separazione conflittuale dei signori Rose è molto diffusa ma tante insidie si celano anche in separazioni che sembrano tranquille ma che in realtà si rivelano separazioni apparenti se non impossibili. A volte invece la guerra scoppia dopo, inaspettata perché sembravano entrambi in grande armonia e accordo sulla necessità di separarsi ma, al momento decisivo, qualcuno scopre che l’altro faceva sul serio e si ribella.
Una buona separazione è possibile se la coppia, nel corso della sua vita di relazione, si è evoluta in tutte le tappe che dall’innamoramento e passione iniziale portano all’amore, questo sì con la A maiuscola, che è un sentimento più stabile di accettazione e rispetto dell’altro per quello che è. Questo amore può anche finire ma gli ingredienti che lo hanno composto torneranno utili per strutturare una buona separazione: quella cioè che non nega il passato ma lo colloca nella storia personale come qualcosa che ha avuto un significato ora mutato.
Ma è soprattutto buona se, quando ci sono figli, chiuso il rapporto coniugale continua la collaborazione ed il sostegno reciproco tra i due ex, che rimangono una coppia di genitori per sempre.
Quando non ci si riesce da soli, per i vari motivi accennati sopra, può venirci in aiuto la mediazione familiare, un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione. E’ un percorso alternativo a quello giudiziario e la sua natura non è valutativa ma compositiva. Suo obiettivo centrale è il raggiungimento della cogenitorialità (o bigenitorialità) ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. Lavorando a questo obiettivo la coppia, con il supporto del mediatore, rivede le proprie modalità spesso disfunzionali di gestione della separazione e, in qualche modo, anche la propria storia.
Tranne pochissimi casi in cui è difficile avviare questo percorso, attraverso la mediazione la coppia impara a separarsi con onore, a scoprire nell’altro non più coniuge un alleato in quell’area che rimarrà comune per tutta la vita, ovvero la genitorialità.
Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale, svolgo attività clinica presso Psicologia insieme, Studio Associato e Associazione onlus, di cui sono il Presidente. Responsabile dell’area violenza e dipendenza nelle relazioni svolgo in questo settore formazione per operatori e gruppi di sostegno per l’utenza.