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Pubblicato in Dipendenze patologiche

I disturbi alimentari e internet: quando Thanatos incontra il web In evidenza

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06 Dic 16

Siti, blog, persino gruppi su whatsapp.

Sembra un vero e proprio movimento di auto-mutuo aiuto, se non fosse che l’obiettivo condiviso e non esplicitato è la morte differita. Lo stato di esaltazione e di identificazione fa pensare all’adesione tipica delle sette religiose.

Invece stiamo parlando di giovanissime donne sofferenti di disturbi alimentari, in particolare anoressia e bulimia. Si incontrano on line per scambiarsi consigli, indicazioni, “comandamenti” e per incitarsi vicendevolmente sulla strada della loro trasformazione in scheletri viventi.

Ana (per le anoressiche) e Mia (per le bulimiche) all’interno di questi blog diventano dei personaggi ideali con cui identificarsi, delle ancore di salvezza, ma assumono anche il ruolo di controllori sadici, pronti a infliggere punizioni atroci nel caso in cui si trasgredisse alle loro indicazioni:

"Ti trascinerò in bagno, sulle ginocchia. Fisserai il water. Ti infilerai le dita in gola e, con molto dolore, il cibo uscirà. Dovrai farlo ripetutamente, finché non sentirai in gola il sapore del sangue e dell'acqua e saprai che non è rimasto più niente. Quando ti alzerai, ti girerà la testa. Non svenire! Stai in piedi! Sei una cicciona e ti meriti il tuo dolore," recita uno di questi post.

Non mancano consigli su come gestire i morsi della fame, aggirare i sospetti dei familiari, limitare al minimo il consumo di calorie o consumarne in tempi rapidissimi (come ad esempio il consiglio di immergersi per 20 minuti in acqua e ghiaccio).

Il mondo degli adulti è spesso completamente all’oscuro di queste realtà.

L’aspetto che più colpisce è la reale disperazione con la quale le adolescenti chiedono “aiuto” a Ana e Mia, per gestire un corpo abitato da pulsioni e per questo motivo odiato e disprezzato: “Ti prego contattami per favore, ci sto provando da inizio settimana... Vi prego aiutatemi non voglio più mangiare... Odio tutta me stessa... Odio guardarmi allo specchio...il mio numero è….”.

La nostra speranza è che questo grido di disperazione possa trovare risposta in qualcuno che sappia davvero accogliere questo dolore e trasformarlo in desiderio di vita.

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Letto 3517 volte Aggiornato: Lunedì, 17 Aprile 2017 16:54
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