Il termine arteterapia è relativamente nuovo; con esso s'intende l'uso delle arti (pittura, scultura, musica, danza, teatro, narrazione di storie ecc.) e di altri processi creativi per promuovere la salute e favorire la guarigione psicofisica.
L'utilizzo terapeutico delle risorse creative e artistiche cominciò in modo assolutamente casuale e inaspettato: Adrian Hill, un paziente inglese ricoverato in un sanatorio che, durante la seconda guerra mondiale, dipingeva per distrarsi e per esprimere il dolore e la paura, si accorse degli effetti benefici che ne traeva. Ciò spinse anche altri degenti ad imitarlo, suggerendo così un nuovo tipo di cura.
Numerose sono state, da allora, le applicazioni di questo metodo terapeutico.
In particolare, le tecniche arteterapiche possono rivelarsi efficaci nella riabilitazione, nell'educazione, nei percorsi di crescita personale, per ridurre l'ansia, per aumentare l'autostima, o anche semplicemente per svago e divertimento.
Tutti, infatti, siamo dotati di creatività; non è necessario possedere particolari abilità. Tutti disponiamo di fantasia e immaginazione in grandi quantità. Quel che conta è la spontaneità e la disponibilità a rappresentare le proprie esperienze dandole una forma personale e libera da schemi.
Goethe, il grande artista, ha scritto: “Dentro di noi vivono due spiriti”.
Le neurofisiologia concorda con questa affermazione, sostenendo la differente funzione svolta nell'uomo dai due emisferi cerebrali: quello destro, che sovrintende alla fantasia, alla creatività e all'intuizione, sede del linguaggio analogico; quello sinistro, che regola invece le funzioni cognitive e razionali e che utilizza un linguaggio digitale.
Integrare queste due parti e riconoscerne la pari importanza nella crescita di un individuo equilibrato può senza dubbio favorire anche lo sviluppo di una società sana.