Nicoletta ha 8 anni. La mamma contatta l’associazione per una valutazione di sospetto ADHD, ha appena preso la pagella, non è male ma le maestre hanno avuto qualcosa da ridire sul comportamento della bambina: è sempre distratta, non rispetta le regole, giocherella continuamente con le matite, si muove sulla sedia, si alza senza permesso, è disordinata, il suo astuccio sembra un campo minato e i suoi quaderni sono pieni di orecchie. I genitori cercano su internet e si accorgono che le frasi utilizzate dalla maestra sono proprio le stesse che hanno trovato sui siti che parlano di ADHD. Inizia la classica procedura di valutazione: anamnesi, questionari per genitori e insegnanti, vari test alla bambina…si decide di iniziare una parent training, tutto secondo copione.
Secondo incontro di parent training: tecniche psicoeducative, ovvero rinforzo, punizione, contratto, token economy, diario, ecc. ecc. A questo punto arriva, puntuale come un orologio svizzero, la frase rivelatrice:
“Due giorni senza computer e videogiochi? Ma è una punizione per noi!”.
Il web viene posto come sostituto di un sistema familiare e genitoriale che non funziona più.
Sembra che ormai, l’unico modo per ritagliarsi qualche ora di pace e tenere a bada i figli sia assecondare il loro “istinto tecnologico” permettendogli di stare davanti al computer immersi in una realtà virtuale che, dati alla mano, costituirebbe una vera e propria anticamera per quelle che vengono chiamate nuove dipendenze.
C’è un legame tra un uso eccessivo di videogiochi, internet e social network incida sui meccanismi attentivi e autoregolativi dei bambini?
Non c’è dubbio che l’era digitale ha generato una distorsione nel modo di vivere il tempo e lo spazio, e la conseguenza di questa distorsione è un altro modo di comunicare e di relazionarsi con il mondo; i concetti di distanza e vicinanza non esistono più così come pure l’idea del tempo e di come viene vissuto:
Sul web dunque si realizza l’unica relazione possibile e gli stimoli che ci arrivano quando siamo lontani dallo schermo non bastano più, sono troppo lenti, troppo statici, troppo silenziosi, troppo noiosi. È in quel momento forse che iniziamo a distrarci, a spostare l’attenzione su altro, a dondolarci sulla sedia, a muoverci nervosamente, a far cadere la matita in terra, a scrivere sul quaderno dalla parte sbagliata, a non ascoltare l’insegnante quando detta i compiti, a fare i dispetti alla compagna di banco, a correre tra le corsie del supermercato spingendo il carrello della spesa, a non rispondere quando qualcuno ci chiama, a rompere i giocattoli, a…
Compila il modulo in fondo a questo articolo e scarica il questionario che ti aiuterà ad individuare i comportamenti di disattenzione e iperattività di tuo figlio o di un tuo alunno e contattaci per partecipare al
PARENT TRAINING E GRUPPO DI SOSTEGNO GENITORI.
L’obiettivo del gruppo sarà il sostegno ed il confronto relativamente a:
Psicologa, specializzata in psicologia scolastica e DSA. Svolgo attività di consulenza privata e riabilitazione per ragazzi con DSA e lavoro come psicologa scolastica nell’ambito di progetti di istituto rivolti sia alle insegnanti che agli alunni. Sono responsabile dell’Area Scuola dell’Associazione Psicologia Insieme Onlus. Faccio parte del Gruppo di Lavoro in Psicologia Scolastica dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.