di Alessandra Schiavi
I fatti di cronaca, a volte, hanno una singolare coincidenza con il calendario. Prendete la Giornata nazionale contro il bullismo, celebrata per la prima il 7 febbraio. E' certamente la conseguenza di un impegno che deve essere allargato a tutti i livelli sociali. Il bullismo è una realtà triste, a volte con risvolti drammatici, che si manifesta in varie forme e che deve essere contrastato attraverso una responsabilità educativa che chiami in causa tutti coloro che hanno un ruolo nella vita dei bambini e dei ragazzi.
Tante iniziative per parlare di bullismo ma, alla fine, una delle voci più forti è arrivata proprio dalla cronaca con episodi che hanno visto coinvolti proprio degli adulti che hanno ruoli educativi rilevanti nei confronti dei ragazzi e che, invece, si sono posti in contrasto con chi richiamava i protagonisti di atti di bullismo alle proprie responsabilità.
Non intendo entrare nel merito dei singoli episodi, certe dinamiche tendono a riproporsi, ma del bullismo tanto si può dire: cos'è e cosa non è, chi sono i protagonisti, quanto male fa a tutti e di come aiutarli.
Certo è che il bullismo si contrasta con una denuncia condivisa da tutti nei confronti di atti volontari che producono dolore (fisico e psicologico) allo scopo di prevaricare. Si affronta facendo sentire a tutti i protagonisti che gli adulti ci sono ed hanno una posizione comune per poterli aiutare.
Quale aiuto.
Non ci si rivolge solo alle vittime, con il supporto, ma anche a coloro che assistono (i gregari) facendo capire che stare zitti o ridacchiare equivale a condividere quanto fa il bullo. Ed è grave anche questo.
Sminuire un atto di bullismo definendolo una ragazzata significa mandare il messaggio che non è poi così grave e che quindi si può rifare. I ragazzi devono essere aiutati a capire che i comportamenti di prevaricazione, oltre a nuocere pesantemente sulle vittime, hanno delle conseguenze anche sui bulli. Se gli adulti non condividono le azioni di contrasto, il messaggio che passerà è che alla fine le regole civili non sono poi così importanti e sarà questo l'atteggiamento che li accompagnerà nel loro esistere nella società.
Conseguenze
Una delle possibili conseguenze del bullismo per chi lo mette in atto è un disturbo della condotta per incapacità di rispetto delle regole, che a lungo andare può sfociare in comportamenti devianti e antisociali. E' quindi importante comprendere che la vera protezione sta nel condannare la prepotenza, far capire le conseguenze di quello che si è fatto e dargli la giusta rilevanza e responsabilità.
Per aiutare veramente i ragazzi a non diventare bulli è importante non legittimare gli atti di bullismo. E questo può avvenire anche sottovalutando gli atti di prevaricazione e prepotenza classificandoli come episodi isolati (che poi sono gravi lo stesso).
Legittimare è anche sminuire a semplici ragazzate l'episodio magari opponendosi ai provvedimenti presi dall'ambiente scolastico.
Aiutare i ragazzi significa fargli comprendere le ripercussioni che le loro azioni hanno sulle vittime, ma anche che il proprio comportamento ha conseguenze che hanno a che fare con la giustizia in certi casi.
Agire prontamente evita che ruoli che possono nascere da una difficoltà a relazionarsi possano consolidarsi.
Se vuoi approfondire leggi i nostri articoli sul tema del bullismo:
Psicologa psicoterapeuta, con l'Associazione “Psicologia Insieme” onlus, svolgo attività di informazione e promozione del benessere psicologico con servizi di orientamento psicologico e progetti nelle scuole. Socio dello Studio Associato Centro Studi e Terapia Psicologia Insieme con attività di consulenza e psicoterapia con problematiche legate all’ansia, all’autostima, alla depressione, alle relazioni, alle nuove dipendenze ed alla genitorialità, formazione agli operatori.